Quando la banda passò…

16 ottobre 2019 – Musica e spettacolo
Articolo pubblicato su CN – Comune Notizie Online – Magazine Culturale del Comune di Livorno

di Dino Bettinelli (Presidente Associazione di promozione sociale Banda Città di Livorno)

Si dice che la musica sia uno dei più grandi doni fatti agli uomini, uno dei pochi in grado di coinvolgere lo spirito al punto da ripercuotersi positivamente sul corpo.
Io ne sono la prova vivente.
Mi chiamo Bettinelli Dino, ho 44 anni e nella vita lavoro come analista nel laboratorio di una grande azienda chimica, ho due figli meravigliosi e un altrettanto passatempo “spettacolare” : suono il clarinetto nella banda musicale della mia città, Livorno.
Ogni città ha la sua banda musicale, le cui radici affondano nell’800 quando il concetto di banda fu applicato ad associazioni di persone che si riunivano per suonare musica, riconosciute dallo stesso Stato Pontificio che le promuoveva. Con la loro musica accompagnavano la vita degli italiani, nei momenti belli e in quelli brutti.

A Livorno le prime tracce di storia bandistica risalgono al 1600 con l’istituzione del “Commissario delle Bande del Castello di Livorno” nella Fortezza Vecchia sotto il Granduca Ferdinando I De’ Medici. Da ciò si deduce che già allora dovevano esistere una o più bande.
L’evoluzione si ha nell’800, quando si costituiscono prima la “Società Filarmonica” e finalmente, il 23 Maggio 1844,  la “Banda Musicale volontaria Livornese” che, dotata di un proprio atto costitutivo e statuto, è considerata a tutti gli effetti la prima formazione bandistica “volontaria” ufficiale di Livorno. Fu premiata in concorsi e manifestazioni tenutesi a Pisa e a Lucca fra il 1897 e il 1907.
Ha partecipato con propri componenti al Patronato Teatrale Città di Livorno, che, nell’agosto del 1902, realizzò il proprio primo progetto musicale: quello di far tornare Pietro Mascagni a Livorno sia come spettatore della sua opera – l’IRIS, che venne messa in scena al Goldoni – sia come direttore d’orchestra.
E quando Pietro Mascagni arrivò alla Stazione di Livorno da Cerignola, c’era proprio la Banda cittadina ad accoglierlo.
La Banda conservò la denominazione fino ai primi anni del novecento quando, per vicissitudini ignote, alcuni componenti, distaccatisi dal nucleo d’appartenenza, andarono a costituire nel 1905 la “Banda Cittadina Livornese” che, rimasta attiva fino ai primi anni ’60 del XX secolo, ha avuto Giacomo Puccini come presidente onorario.
Dai primi anni ’60 alla metà degli anni ’70 a Livorno cessa qualsiasi attività bandistica.
Poi, nel 1974, l’Istituto Musicale Mascagni, il Comune di Livorno e la Provincia di Livorno – tutt’ora soci della banda – decidono di fondare una nuova banda musicale cittadina, che si costituirà nel 1977 in “Associazione Banda della Città di Livorno”.

Se la Banda Città di Livorno affonda le radici nel passato, i suoi rami sono protesi verso il futuro, in quanto mentre un tempo era considerata una mera forma di associazionismo musicale popolare, dopo è stata preparata da direttori diplomati, frequentata da grandi personalità della musica fino a ricevere lo stesso riconoscimento riservato un tempo alle sole orchestre.
La banda ad oggi conta circa quaranta elementi sotto la direzione del maestro Massimo Ferrini e, oltre all’attività principale prettamente inerente la preparazione del repertorio da eseguire nei vari eventi cittadini – marcette tradizionali, brani bandistici moderni,  big band, Mascagni, cantautori livornesi vari arrangiati dal direttore maestro Massimo Ferrini – nel corso degli ultimi anni ha svolto numerosi laboratori: il Jazz Lab condotto da Andrea Pellegrini, il Laboratorio di Orchestra Jazz condotto da Beppe Scardino, ear training condotto da Ilaria Bellucci e la scuola di formazione bandistica che mi ha permesso di entrare in questa magica realtà.

ll mio primo contatto con la Banda cittadina è stato all’eta di circa 11 anni. Era il 1986. Frequentai la scuola di formazione bandistica, dove i musicisti più preparati insegnavano ai più giovani le basi della disciplina musicale e del suo apprendimento. Lì ho scelto il mio strumento: il clarinetto.
A quel tempo eravamo tanti a frequentare la scuola di banda, una preziosa opportunità di avvicinarsi alla musica a costo zero grazie alla generosità e all’impegno dei musicisti più anziani. Pur adorando quell’ambiente così allegro e multigenerazionale, tuttavia, non avevo ancora compreso che oltre l’aspetto ludico e della tecnica musicaleesisteva un significato più profondo di appartenenza alla banda.
La mia frequentazione si è interrotta dopo circa cinque anni, avendo intrapreso nuovi impegni, ma ho avuto occasione negli anni di ascoltare più volte le esibizioni della banda durante le feste cittadine o celebrazioni religiose, guardando ai musicanti con un sentimento di sana invidia, fino all’età di 41 anni (dopo 25 anni che non toccavo il mio strumento) quando trovandomi ad attraversare un periodo difficile della mia vita, mi sono ripresentato alla scuola di banda dove ho trovato uno dei famosi generosi musicisti più esperti, il maestro Icilio (che si arrabbia quando lo chiamo maestro), che nella vita fa l’architetto ma mette a disposizione il suo tempo libero per insegnare.
La sorpresa di ritrovare lo stesso ambiente allegro e multigenerazionale (c’è ancora Ivo il saxofonista che il prossimo anno festeggerà 90 anni), lo spazio per staccare dalla vita frenetica e passare due ore spensierate (questo l’impegno della banda, 2 ore settimanali la sera del lunedì oltre alle uscite dei concerti o le lezioni private) lasciando il mondo  con tutti i suoi pensieri e problemi fuori dalla sala musica.
Finalmente riesco a vedere la funzione sociale della banda, dove puoi trovare un luogo di incontro, di scambio di idee, di amicizie e amori, di divertimento, aperta a giovanissimi e adulti che trovano le condizioni ottimali per quel colloquio generazionale che oggi trova poche occasioni di confronto.
Suonare insieme ad altri aggiunge un valore di partecipazione e di comunicazione che contribuisce all’arricchimento della personalità e della propria cultura: è molto più che studiare musica, significa far parte di una comunità, un gruppo, una famiglia che persegue uno scopo tutti insieme e ti cambia la vita.

La banda ti permette di crescere spiritualmente e mentalmente, si mettono in moto dentro di te emozioni-fantasie-sentimenti che ti aprono i sensi verso il mondo, e tra chi suona si stabilisce una confidenza e un senso di familiarità che ti aiuta a renderti più sicuro delle proprie capacità, a metterti in gioco crescendo insieme e motivandosi tra giovani-vecchi e bambini, fino ad avvicinarsi a quello che viene definito essere un’artista e si ottiene riconoscimento sociale. Diventi l’orgoglio della famiglia e ottieni il tuo riscatto sociale.
La banda poi regala molte emozioni al pubblico che ascolta. Con il nostro volontariato andiamo a toccare le menti e i cuori della gente. Amiamo definirci quelli che sonorizzano la vita della comunità essendo presenti a tutte le feste istituzionali (e non solo) della nostra città con l’intento di promuovere e divulgare la musica a livello popolare, fino a diventare la voce stessa della comunità: una voce semplice quanto sonora!
Ma emozioni più grandi le regala a noi musicanti e far capire ad una persona che non suona uno strumento musicale cosa significa l’emozione di suonarlo è difficile, si deve provare in prima persona: la musica che creiamo con i nostri strumenti (usando mani, occhi, orecchie, fiati, menti) porta a entrare in simbiosi con lo strumento quasi diventasse parte di noi.
Poter ascoltare tanti strumenti diversi fusi tra loro grazie alla guida del maestro in un’armonizzazione così perfetta e delicata da farli sembrare un unico strumento, è un’esperienza sublime. E come non dimenticare l’emozione del primo concerto e la ricompensa impagabile dell’applauso felice del pubblico!

Dopo soli due anni dalla mia adozione in banda, mi sono trovato così coinvolto emotivamente e fisicamente che, per varie vicissitudini , sono diventato il presidente della banda “associazione di promozione sociale banda della città di Livorno”, ruolo che mi porta a promuovere  la nostra attività in modo tale che continui nella sua missione: stimolare i cittadini a uscire dalle proprie case, per passare del tempo ascoltando  musica fatta da semplici persone, volontari che per passione desiderano metterla a disposizione di tutti.
A tal proposito il nostro ultimo progetto, è quello di riuscire ad avere assegnata una propria sede dove svolgere la nostra attività (al momento siamo ospiti della Provincia di Livorno presso l’ex conservatorio Mascagni di via Marradi), riattivando i corsi di scuola di banda che a me personalmente hanno aperto questo magico mondo.
I corsi infatti sono sospesi al momento a causa della mancanza di spazi. Vogliamo mettere a disposizione di altri ragazzi (ma non solo, se penso a Nicola, il mio fantastico collega clarinettista che ha imparato l’arte una volta andato in pensione) la possibilità di frequentare un ambiente sano nel quale crescere.
Dobbiamo imparare da altre città come Napoli con la quale l’anno scorso abbiamo condiviso un raduno di bande del titolo Libera Cecina e bande musica contro la Mafia e rapportarsi con persone con caratteristiche diverse eppure mosse  dalla stessa passione verso una disciplina artistica che è divertimento e soprattutto scuola di vita.
La Banda è una grande risorsa da sostenere e valorizzare, e deve poter contare sull’aiuto e l’appoggio di chi ha a cuore la cultura del nostro paese.

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